Con queste parole inizia Città Panico, un testo del filosofo francese Paul
Virilio (Raffaello Cortina, 2004) che ben si adatta a introdurre una
riflessione su Parigi, all'indomani dagli assalti di venerdi 13 novembre:
"Non sapersi orientare in una città non vuole dire molto.
Ma smarrirsi in essa, come ci si smarrisce in una foresta, richiede
un'educazione", scrive Walter Benjamin a proposito di Berlino molto prima
delle derive parigine dei situazionisti...(in
W. Benjamin, Infanzia berlinese intorno al 1900:ultima redazione 1938. Einaudi,
2001, n.d.r.). Quest'educazione, in un certo senso sentimentale, di un
passante che si rifiuta di essere soltanto un passeggero, comincia molto presto
- se non proprio durante l'infanzia, quando ancora si è accompagnati - almeno
durante l'adolescenza, questo momento in cui lo slancio della maturità si
accompagna all'urgenza di una libera fuga. Parigi è stata la mia città natale,
e Nantes quella della mia adolescenza. Parigi era la "pace", la pace
precaria degli anni Trenta, e Nantes la "guerra", una guerra totale".
Robin Hewlett & Ben Kinsley (USA, 1980; USA, 1981)
Street with a view, 2008
Nel maggio 2008 i due artisti, insieme agli abitanti della
Sampsonia Way di Pittsburgh, hanno realizzato performance e azioni collettive
in occasione del passaggio della Google
Car attraverso il quartiere:
un duello con la spada in stile XVII secolo, l’esibizione di una Garage Band,
una grande parata con tanto di banda e majorettes. Queste azioni fanno ora parte
delle mappe digitali di Sampsonia Way messe a disposizione da Google Maps e
sono pertanto visibili su Internet.
Andreas Gefeller
(Germania, 1970)
Supervisions ( 2002-2013)
Il lavoro seriale Supervisions, iniziato nel
2002 e ancora in opera, prevede la creazione di punti di vista
impossibili, prospettive dall'alto di luoghi pubblici, aree deserte, su
cui si leggono le tracce di vita lasciate da chi le ha abitate. Le opere di
Gefeller non sono ottenute tramite un’unica ripresa. Le immagini sono il
risultato di un lungo processo di mappatura dello spazio e l’artista percorre
passo per passo, sezione per sezione, i luoghi che intende fotografare. La
macchina viene posizionata a due metri di altezza dal suolo e, fissata al corpo
dell’artista tramite un’asta, scatta ogni singola posizione, come a scansionare
il luogo, per poi ricomporlo al computer in un fotocollage digitale. Ogni opera
arriva a comprendere fino a 2500 diverse singole fotografie.
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