martedì 25 ottobre 2022

NAM JUNE PAIK, MEGATRON MATRIX


scheda di Kseniya Pushenko

MEGATRON MATRIX è  una video installazione a 10 canali, realizzata dall'artista coreano Nam June Paik (1932-2006) nel 1995. Si tratta di una video installazione a 10 canali con elettronica personalizzata, suoni e colori. (cm. 335.3 x 1005.8 x 121.9). L’installazione è imponente: è lunga più di 10 metri e alta più di 3, quindi occupa molto spazio. Nella stanza in cui è stata montata occupa l’intera parete, toccando il soffitto. In poche parole, domina la stanza. Lo spettatore è costretto ad “affrontare” l’installazione faccia a faccia.
 È stata pensata per funzionare al buio, in modo da valorizzare le brillanti immagini che avanzavano sugli schermi. Lo spettatore poteva fermarsi e procedere liberamente di fronte all’opera, non vi era alcuna interazione tra i due, ma sicuramente la massa dell’installazione e la quantità di immagini che mostrava erano sufficienti a trattenere le persone inchiodate agli schermi per un po', almeno per il tempo di capire come funzionavano quei collage e cercare di coglierne una piccola parte.


 Ciò a cui si assiste è un flusso di immagini continuo e caotico, in cui è difficile distinguere le singole figure. Paik ha ordinato i monitor in due sezioni distinte: il “Megatron” che trasmette la vasta portata dei media, e “Matrix”, che invece enfatizza l'impatto su ognuno di noi. In Matrix, Paik ha disposto i monitor in modo che le immagini sembrino girare a spirale verso l'interno attorno a uno schermo solitario che mostra due donne parzialmente nude.

Megatron è un personaggio inventato della serie Transformers, in cui è l'antagonista principale ed è una macchina che ha la capacità di trasformarsi in un essere umanoide. Matrix è un termine latino che  vuol dire "origine, fonte, matrice", che rende possibile la riproduzione, così come potremmo descrivere un negativo o un file di un'immagine. L’intento dell’artista era, probabilmente, dimostrare come lo schermo potesse essere un potente strumento di intrattenimento per l’uomo, e che lo sarebbe diventato sempre di più col passare del tempo e con l'evolversi della tecnologia. Inoltre, chiamandola "Megatron", l'artista attribuisce una valenza negativa all'opera, perchè essa  diventa una grossa macchina capace di trasformarsi da semplice oggetto inanimato a un essere con una volontà propria e dalle intenzioni malvagie.
McLuhan scriveva  che "il medium è il messaggio", e in quest'opera il tema è la televisione, in particolare lo spettacolo televisivo. Non si può fare a meno di notare la quantità degli schermi che, moltiplicati a creare una grossa installazione, alimentano un potere invadente sulle persone comuni, sullo spettatore. Gli elementi che lo rendono così invadente sono i numerosi schermi che lo compongono e gli stessi filmati che vediamo trasmessi, oltre alla sua imponenza. Ci si sente piccoli di fronte alla grandezza del Megatron.
C'è anche un sottotema che possiamo catalogare come positivo, ovvero,  i Giochi Olimpici di Seoul, che  vengono rappresentati con dei brevissimi filmati di diverse discipline, difficili da cogliere, e con la presenza di bandiere, che occupano tutto lo spazio di Megatron quando sono mostrate.
C'è un collegamento tra i Giochi olimpici di Seoul del 1988 e gli schermi, poiché le bandiere e i giochi rappresentano la differenza tra le culture e tra i popoli, che però sono legati da un oggetto comune come, appunto, la TV.  Tra le immagini infatti si riescono a distinguere scene delle olimpiadi di Seoul, rituali coreani folcloristici e balli moderni. 
La sezione dell'opera chiamata "Matrix" può alludere all'origine dell'uomo, che viene dalla carne, dalla passione (nello schermo solitario al centro della spirale sono trasmesse immagini di donne seminude). Nello stesso momento la solitudine di queste immagini insinua l'intrappolamento dell'uomo come inghiottito dalla vastità di figure. Si può dire che l’opera comincia a essere tale nel momento in cui viene accesa e finisce quando viene spenta.
TESTI
Nell'opera si  distinguono testi di canzoni, ma c’è molto rumore che non permette di comprenderle appieno. Non c’è narrazione e quando sugli schermi compare una bandiera, è presente anche il nome scritto della nazionalità alla quale la bandiera fa riferimento. In alcune clip appaiono delle scritte che sembrano appartenere a dei titoli o sigle di trasmissioni televisive. Paik ha manomesso gli schermi delle TV in modo da creare una specie di collage tra diversi video: la loro sovrapposizione e composizione, infatti, dà vita a forme nuove che si muovono sugli schermi. Alcuni piccoli video si muovono nella forma principale mentre altri fanno da sfondo. I colori sono quindi ottenuti dall’accostamento dei video. il suono accompagna la visione trasmettendo musiche dal gusto orientale e registrazioni di voci non chiaramente identificabili. Il tutto, infatti, è stato modificato in modo da rendere il suono disturbato.

VIDEO
Tutti i video mostrati nell’opera sono immagini passate sulla televisione: sono stati utilizzati video di repertorio delle olimpiadi di Seoul, scene di show televisivi e altri prodotti della tivù caratteristici della cultura asiatica. Il loro utilizzo è legato al senso che ha la televisione nelle case delle persone: ogni TV trasmette un canale diverso a seconda della persona e dei suoi gusti, e infatti è in grado di far scegliere tra centinaia di reti diverse. Il tema asiatico può essere collegato alle origini dell’artista.
 La manomissione dei video è forse la protagonista dell’opera, in quanto essa trasmette il senso di smarrimento e confusione nell’osservatore. I video sono stati velocizzati, sovrapposti ad altri video, tagliati e colorati. L’opera è un insieme di clip brevissimi di vari video di repertorio. I tipi di taglio servono lo scopo dell’opera, cioè di confondere e ingannare l’occhio dello spettatore. I video sono trasmessi su decine di schermi diversi, a volte a creare un’unica grande immagine. 
Nella sezione Matrix i monitor sono disposti in modo che le immagini sembrino girare a spirale verso l'interno. A volte i video che compongono le forme più grandi vengono sostituiti da colori pieni, in modo da risaltarle e renderle più comprensibili, per un breve attimo. L’installazione opera all’interno di una stanza buia, al fine di risaltare le immagini. Queste sono di vari colori, a volte molto accesi e altre più neutrali. I colori dipendono sempre dal tipo di video trasmesso: un insieme di video del cielo creerà un effetto grigio-azzurro, mentre un insieme di video di atleti che corrono sulla pista crea un effetto arancione-rossiccio. In generale la tavola cromatica dell’opera è molto vasta, a favorire la sensazione di caos.

SUONI
Un rumore di fondo è presente per tutta la durata della trasmissione dei video, un misto di disturbi e bassi ed un ronzio fastidioso per le orecchie. Sono presenti vari effetti sonori e musiche velocizzate, scollegate dalle immagini. Le immagini sono collegate al suono dalla velocità in cui sono trasmesse: le clip sono brevi e difficili da cogliere e l’immagine cambia molto velocemente, così anche la musica, che è velocizzata per rendere l’effetto fugace più intenso possibile. Si distingue una voce (disturbata) che sembra raccontare qualcosa, ma non si capiscono le parole. Il flusso di suoni non ha un ritmo specifico, si sente una voce cantare e degli strumenti suonare ma è tutto confuso e frenetico. Sicuramente si nota la velocità del suono, percepita più veloce rispetto al normale, il che da senso alle immagini che cambiano repentinamente.

DESCRIZIONE TECNICA:

Disegni delle mappe dell'opera realizzati da Kseniya Pushenko

L'opera è composta da 215 monitor che possono trasmettere simultaneamente un massimo di 10 canali. Il comportamento chiave in tutta l'elaborazione video è la rasterizzazione, nota anche come spanning o mappatura. Tutte queste parole hanno molteplici significati nell'elaborazione delle immagini, ma in questo contesto dovrebbero essere lette come la capacità di diffondere un singolo segnale video su più monitor. 
Matrix ha tre componenti che creano i suoi effetti: innanzitutto, un correttore della base dei tempi (TBC) che stabilizza un singolo canale video. Il TBC invia il segnale video stabilizzato a un processore che produce un raster per 16 monitor disposti in 4x4. Quel dispositivo invia le 16 uscite rasterizzate a un terzo processore. Il terzo processore quadruplica le uscite in modo che il segnale rasterizzato possa alimentare quattro vettori separati di 16 monitor (16 MONITOR X4).
C'è anche un Sequencer che mette in sequenza un'animazione su tutte le sue 64 uscite comandando a ciascun monitor di mostrare la sua porzione del segnale rasterizzato (cioè un sedicesimo dell'immagine totale), o di mostrare il segnale completo .
Una grande unità Rack (un'unità rack corrisponde a 1,75 pollici o 44,45 mm), grande più o meno come un frigorifero, ospita i ventuno componenti che governano i comportamenti complessi di Megatron. Le animazioni del PC vengono inviate a un'unità che rasterizza e distribuisce l'immagine sull'intero vettore. Il sistema riceve i segnali video inviati dai lettori e li sovrappone alle animazioni rasterizzate secondo le istruzioni codificate nelle animazioni del PC stesse.

SITOGRAFIA

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