Il workshop comprende, oltre ai due incontri con la compagnia, anche due ulteriori incontri:
Incontro introduttivo 7 febbraio
ore 11- 13 a Via Ripetta Aula 203, con la prof. Pecoraro, oppure ore 16.30-18.30 Campo Boario aula 8B con la prof. Reggio
Incontro finale 20 aprile ore 13-15
Carrozzerie N.O.T. via Panfilio Castaldi 28A, con le proff. Pecoraro e Reggio
Il workshop dà 1 credito formativo - Per partecipare, scrivere a marilena.pecoraro143chiocciolatiscali.it
CON UN CORPO DIS-UMANO
di Maria Cristina Reggio
Prima di leggere questo post, se si vuole conoscere il lavoro del CollettivO CineticO, consiglio di linkare il MANIFESTO CANNIBALE, dove si può capire la filosofia, il gioco, la passione, i colori e la vita di questo gruppo magnifico. Manifesto Cannibale è anche l'ultimo spettacolo realizzato dalla compagnia nel 2021, che ha ricevuto la nomination per il premio UBU 2022. Si veda anche il focus realizzato sullo spettacolo dal team BACKSTAGE/ONSTAGE the Romaeuropa Festival 2021, pubblicato sulla piattaforma ARSHAKE: https://www.arshake.com/audience-on-stage-da-manifesto-cannibale-ref21/
Era il 2008 quando il gruppo CollettivO CineticO, fondato dalla coreografa Francesca Pennini in collaborazione col regista Angelo Pedroni realizzava PIN:######, una installazione corporea nella quale il soggetto era il corpo umano la cui carne veniva riprogettata dagli interventi chirurgici. Parafrasando la novella di Collodi, Francesca Pennini lavorava sull'immagine-storia di un Pinocchio rovesciato, alla ricerca dell'annullamento dei tratti che lo identificano: un Pinocchio "sfacciato", brutalizzato, il cui naso non si allungava, ma, al contrario, era di-segnato come succede nella chirurgia plastica, con un procedimento mirante piuttosto a rimodellarlo, scorciarlo, omologarne la misura. Il lavoro del CC esplora come un microscopio diversi segmenti e organi del corpo: i denti, le dita, gli occhi, la pelle, la retina, le unghie, con un procedimento in controtendenza e fortemente critico rispetto alla diffusione omologante della cura e modellazione patinata dei corpi che ossessionano il nostro tempo. Entra, modifica, modella, distorce, rivelando una potenzialità immaginativa critica e sovversiva.
La strategia operativa della compagnia opera all'interno di campi semantici circoscritti dal "sistema" degli oggetti che popolano la società dei consumi, con cui fraternizzano con più facilità rispetto ai segni culturali "alti", siano questi ultimi letterari o visivi: vestiti, gadget, prodotti del supermercato, miti televisivi. Facendo continuamente il verso all'estetica del glamour, macinano gli oggetti e rigurgitano segni che nel vissuto quotidiano popolano inoffensivi gli spazi umani senza destare particolari paure o sospetti, ma che assumono nei loro lavori un'aura vitale, talvolta persino pericolosa. Un caso esemplare è la mazza da baseball, già protagonista di Arancia meccanica nel film di Kubrick e, successivamente, in Funny Games di Haneke, e che i CC riattivano (...) in diverse performance come per esempio in |x| N, non distruggeremo(...) utilizzandola come strumento "indagatore", brandendo il quale i performer, privati della vista mediante una benda, si aggirano in mutande, muovendosi a tentoni, novelli Alex lobotomizzati e innocui, nelle case, nei bar, nelle piazze delle città.
I danzatori sono coloro che si espongono "allo sguardo degli spettatori come animali allo zoo, come prodotti negli scaffali del supermercato, come fenomeni inspiegabili" (così scrivono nel loro sito) spesso acefali, con teste oscurate da semplici copricapo inventati o rimediati con cappelli ready made: in questo esporsi senza vedere chi guarda c'è la fascinazione per l'atto stesso dell'esporsi cieco da peep show. Ma qui si scambiano le carte, non c'è solo il sistema definito che assegna un posto e un ruolo all'attore e al pubblico, ma si vogliono mettere a nudo le parole stesse come pubblico e privato. Il privato diventa pubblico e viceversa, con una ricerca di tutto ciò che questo atto reversibile mette in moto, a partire dall'obbligo della parte di voyeur affidata allo spettatore, ma anche quella di recluso osservato, animale da zoo del performer. Un performer atletico che poco finge, ma che piuttosto gioca una parte non troppo diversa da quella della sua vita. Nel 2009 realizzano Diluire la prossimità, azioni pubbliche per spazi privati, una performance in live streaming nel corso della quale diversi performer si alternano nello spazio di un bagno pubblico del Radialsystem di Berlino ( uno spazio per l'arte contemporanea) in cui era piazzata una webcam e venivano proiettati nella galleria Marchesi di Ferrara in occasione della mostra dell'artista Andrea Amaducci.
Stigmatizzando, ma al tempo stesso celebrando l'iconografia di massa, il CC mette a tema parole e termini alle quali ci si è assuefatti, ma con l'intento chiaro di ricontestualizzarli attraverso un esercizio che è contemporaneamente sia critico che fisico, e comunque dinamico: feedback, link, tag, parole che riconfigurano il nostro sistema di scrittura digitale, in questo caso vengono adattate a quello specifico della scrittura scenica, in cui si deve andare alla ricerca degli elementi con cui creare nuove composizioni e vengono tradotti in cinèmi, così li definiscono, elementi segnici del movimento fisico del performer. Perfino i titoli delle loro azioni o installazioni utilizzano non solo le parole, ma tutti i lemmi della tastiera, compresi i segni grafici, stimolando il lettore-osservatore ad orientare il suo pensiero critico curioso per cercare di attribuire a ciascun simbolo grafico, punto o linea che sia ogni volta, un nuovo il significato contestualizzato. Nel già citato |x| N, non distruggeremo (...) propongono (2010) agli spettatori un dispositivo interattivo costituito da una tastiera attraverso la quale gli spettatori possono dirigere il movimento di tre performer che esplorano uno spazio.
Le performance sono strutturate come se fossero organismi viventi, non fissate e definite, ma in costante divenire nel tempo. Spesso l'evoluzione della performance è parte integrante della performance stessa, senza una narrazione lineare, ma costruita come una successione di strutture in continua mutazione. Anche se sembra ottusamente prono di fronte alle strutture disperse e rizomatiche di deleuziana - foucaultiana memoria, tuttavia questo sistema di ricerca appare rigoroso, e fortunatamente, più libertario di quanto la filosofia dei francesi tanto di moda consentano. Pennini e Pedroni sembrano infatti piuttosto inclini alle procedure ironiche, leggere e al tempo stesso caustiche di Cage e al suo serissimo, quasi sacro rapporto con l'alea. Suggeriamo qui la lettura del breve testo di presentazione del loro progetto di spettacolo intitolato C/o, per il quale hanno previsto uno svolgimento di dieci anni.
Con questo gruppo diventa pensabile infatti un teatro aleatorio. Non basato sull'improvvisazione dell'attore, ma su un utilizzo aleatorio di strutture drammaturgiche chiuse e originariamente predisposte, il cui ordine in sequenza tuttavia cambia secondo la scelta di strutture occasionali ogni volta diverse. Nel caso di Age, per esempio, nove "esemplari", "tipi"di teenager millenial numerati vengono "chiamati", come in una sorta di ruba-bandiera, da un computer che ne fa l'appello con voce metallica inumana e feroce, e la cui finestra di home page si proietta sul fondale. Il computer, come un crudele e cieco professore, li seleziona per la loro esibizione su un palco- ring, impartendo a ciascuno l'ordine di eseguire un compito strettamente connesso alla sua morfologia fisica, ai suoi gusti, alle sue abilità, alle esperienze e alle sue cosiddette competenze.
Più spinto e meno riuscito è il progetto di AMLETO, nel quale gli spettatori, coinvolti in una selezione per il migliore attore che potrebbe rappresentare un ipotetico Amleto, sono i responsabili di una immaginaria carneficina di Amleti non scelti e per questo distesi sul palcoscenico, come i morti del celebre dramma scespiriano.
Aleatoria è la struttura del lavoro di Collettivo Cinetico, attraverso la quale Antonio Pedroni e Francesca Pennini disorganizzano la logica razionale in favore della logica del caso, mantenendo un rigido involucro all'interno del quale iniettare le loro microstoria, come nel caso di Sylphidarium, una storia sul celebre balletto La Sylphide che, danzato per la prima volta interamente sulle punte da Maria Taglioni, è all'origine della nascita danza classica e che attraversa la morte de La Sylphide , uno "sguardo archeologico che (ndr) si fa corpo nella tradizione del balletto e ne abita le carcasse così come i silfidi vivono e depongono le uova nei cadaveri", come scrive Giuseppe Distefano su Artribune il 17/10/2016.
Come in tutti i loro spettacoli, anche nell'ultimo lavoro, Benvenuto umano, la multimedialità non è uno strumento utile e rassicurante o illusivo, ma ancora una volta un interessante grimaldello di disorientamento, disordine e disturbo: i danzatori che danno inizio allo spettacolo hanno il viso coperto da visori di cartoncino (splendida tecnologia cheap, vintage, poco satinata, almeno nelle apparenze, ma in teatro è l'apparenza che conta) all'interno dei quali sono inseriti smartphone che consentono loro di vedere i movimenti di Francesca Pennini che, visibile solo agli spettatori in platea, conduce la danza. I danzatori muniti di visore ripetono i suoi movimenti, ma con il ritardo causato dal riverbero tra un’azione e il suo effetto tecnologicamente mediato: un esempio di quanto la multimedialità possa essere utilizzata criticamente, consentendo di toccare sul vivo l'ossessione dell'immediatezza che si accompagna all'uso delle nuove tecnologie. Si rilegga, o magari si legga, se possibile, a proposito, Remediation di Bolter e Grusin.
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