Miriam De Rosa, la cui riflessione teorica è finalizzata a una
ridefinizione teorica che ha come oggetto la coesistenza e trasformazione tra
media tradizionali e nuovi media, è autrice di Cinema e postmedia,
Postmediabooks editore, 2013, Milano. Qui, partendo dall'analisi di alcune
configurazioni di cinema espanso (expanded cinema,
cinema che, a detta dell'autrice, si dà oltre lo schermo di una sala cinematografica e che si disperde
e moltiplica su altri schermi nello spazio delle gallerie, dei musei e degli
spazi urbani), elabora i due concetti - chiave di ESPERIENZA FILMICA e SPAZIO IMMAGINE.
Utilizzando le prospettive teoriche di:
· Cultural studies,
che considerano le interrelazioni tra prassi sociali come prima componente
costitutiva della cultura.
· Media studies, che situano i media nell'ambito di
reti intermediali e intertestuali , evitando i compartimenti stagni
· Visual studies, che pongono attenzione non solo
all'arte, ma al linguaggio visuale più esteso, tenendo conto dell'elemento
corporeo della percezione. Oggetto di studio dei visual studies è il testo visivo, con attenzione ai processi e
dunque anche al meccanismo della visione e all'orizzonte esperienziale del
processo visuale,
e poiché 'oggetto di indagine è l'evento del cinema espanso, si rende necessario per
l'autrice prendere in considerazione il
suo setting,
l'ambiente e il suo farsi, dunque slegare il fenomeno filmico - visivo dal
supporto soltanto testuale, e passare dall'analisi del testo visivo a quella dell'dato
esperienzale di istanza visuale (cfr. p.16).
ESPERIENZA FILMICA E MOVIMENTO DEGLI SPETTATORI
Prendendo come oggetto- modello per la sua indagine l'installazione Hall
of Fragments del 2008
realizzata dal Rockwell Group in collaborazione con Jones + Kroloff per la
Biennale Architettura di Venezia, Miriam De Rosa elabora il concetto di ESPERIENZA FILMICA, un modello di esperienza del cinema che, per lo spettatore, esclude la staticità della poltrona di una sala cinematografica, presupponendone, per prima cosa, il movimento:
HALL OF FRAGMENTS , David
Rockwell Group con Jones + Kroloff , 2009.
Si trattava di una videoinstallazione interattiva, con grandi
schermi curvi che formavano una sorta di corridoio attraverso il quale
passavano le persone che entravano nella mostra Out here:
Architecture Beyond Building, all'11ª
Biennale di Architettura di Venezia, 2008. Quando i visitatori camminavano tra
gli schermi, apparivano sugli schermi cascate di frammenti. Gli architetti
hanno basato quella cascata di forma in infinite variazioni, su algoritmi
legati a sensori che intercettavano il movimento dei visitatori. Ciascuno
spettatore generava un movimento diverso. Sotto a ciascuno schermo gli
spettatori avevano sotto gli occhi una
distesa di piccoli monitor
sui quali scorrevano sequenze prelevate da diversi film da cui erano tratte le
immagini che entravano nell'installazione e dunque in un nuovo contesto Ciascun visitatore creava una sequenza
da un singolare unico gruppo di immagini. Si
trattava di forma audiovisiva in
grado di innescare una serie di procedure , disegnare una serie di spostamenti
dello spettatore e attivarne nuovi comportamenti. Dunque l'installazione diveniva un dispositivo di
visione: le immagini-sequenze andavano a creare una nuova continuità,
diversa da quella del montaggio cinematografico, (con una rottura quindi
rispetto al cinema tradizionale), una
continuità non lineare, un
affiancamento sulla base di combinazioni e
moltiplicazioni di immagini (così
come ogni tanto un unico frame invadeva tutti gli schermi) .
Secondo De Rosa, ci si trova qui di fronte a una configurazione
esperienziale del filmico, nella quale si determinano le seguenti
condizioni:
· Principio costitutivo e formale di
questa videoinstallazione è una nuova estetica
del frammento che enfatizza
l'unicità del frammento e la sua dispersione. Largo uso del Pastiche, delle
forme di Remix e Mash Up, del citazionismo.
· Lo spazio è video architettonico,
determinato dalle immagini attivate dal movimento.
· E' presente una relazione fisica ed
emotiva con lo spazio. Sono video costruzioni che determinano una interazione
tra spettatori e e immagini in movimento che pervade lo spazio e crea i propri tracciati in esso . L'immagine in
movimento si dà e si apre, incontra il soggetto.
· "Ci troviamo in una
nuova fase della vita del film... alla luce della quale l'istanza filmica
appare nella sua entità solo se inserita nell'ambito di una dimensione
espansa... con nuove istanze mediali" Qui il medium "è nella sua natura
viva. Non è dato a priori , ma si costituisce nella costante operazione
innescata dalla sua attivazione ed espressione in rapporto ad altri media"(p.56)
Qui il medium è dato nel suo farsi, nella sua dimensione esperienziale.
Il concetto di ESPERIENZA FILMICA è dato dunque in primo luogo
dalla presenza di un'istanza cinematografica in uno spazio esperienziale. Qui
il cinema diventa un'esperienza vissuta, nella quale si implica una nuova
attenzione alla dimensione
spazio-ambientale. Si assiste a una mutazione della spettatorialità classica,
che qui si apre a variazioni e trasformazioni nelle pratiche di fruizione e
consumo. Viene meno
l'esclusività della visione, con maggiore possibilità di intervento per il
soggetto, che diventa
esploratore, mappatore, costruttore, insomma designer del suo proprio spazio. (p.60). L'istanza cinematografica
in uno spazio esperienziale è istanza che va in direzione del soggetto, urta il soggetto,
istituisce un'interazione tra osservatore e osservato. Si realizza una
riorganizzazione (design) dello spazio, dell'ambiente, un nuovo abitare. Un
design dello spazio percettivo, immersivo, visivo.
SPAZIO IMMAGINE URBANO: GLI URBAN SCREEN CHE RISCRIVONO LO SPAZIO E LO
TRASFORMANO
Qui la De Rosa prende
come oggetto di indagine-modello il primo schermo interattivo più grande
d'Europa, inaugurato il 19 dicembre 2007 a Milano, che aveva avuto un palinsesto variegato, dedicato a pubblicità , arte
(proiezione del film di Fishli e Weiss, The way things go,
1987), Comune e Istituzioni, Fotografia (mostra di fotografi della Magnum-Contrasto), il
Campionato europeo Calcio 08, e poi lo schermo fu rimontato per vedere il
Campionato di Calcio Mondiale
nel 2010). La piazza diventa teatro di visione, creandosi una dimensione
quotidiana dell'esperienza filmica. Prende
qui corpo, secondo De Rosa, uno
spazio -immagine: l'immagine in movimento mette in moto e configura un processo
di colonizzazione dello spazio.
Si può affermare che le mediafaçades, abbiano:
- Funzione attrattiva (affidata alla scala e alla capacità amplificativa visuale e sonora)?
- Funzione aggregativa sociale?
- Fluidità, movimento dinamico del cinema non nel buio di una sala, ma alla luce variegatadella piazza?
- Funzione di interfaccia culturale ?
- Nucleo di tanti Network cittadini connessi in una ampia struttura reticolare?
- Funzione di punto di incontro, spazio di azione congiunta, comunicazione reciproca influenza?
- Funzione di una enfatizzazione dell'aspetto di embedment (incorporazione) rispetto allo spazio urbano e della percepire, sperimentazione della città?
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