martedì 20 dicembre 2022

Le interattività esplosive di BLAST THEORY

BLAST THEORY  è un gruppo di artisti con sede in Inghilterra, a Brighton, e diretto da Matt Adams, Ju Row Farr and Nick Tandavani,  E' uno tra più interessanti e pluripremiati collettivi internazionali che operano nel campo  della performance interattiva: lavorano in contesti pubblici e  si  mettono in relazione con diversi mondi di utenti-spettatori, sia nel web mediante il gaming che con altre forme di interazione, come i cellulari e altri sistemi di trasmissione broadcasting digitale. Realizzano i loro lavori utilizzando realtà virtuale e mixata, periferiche mobili e strumenti di localizzazione, esplorandone le possibilità artistiche concettuali, intellettuali e relazionali, con una intenzione critica che mira alla messa in esposizione dei sistemi di manipolazione della rete. 

Si segnala qui uno tra i loro numerosi lavori, sempre incentrati su tematiche scottanti, ma si rimanda al loro ricchissimo sito, dal momento che hanno iniziato a lavorare negli anni '90 e si può consultare il loro vastissimo repertorio.  Il progetto di cui si parla qui, trae origine da una domanda iniziale cruciale: Quanto e fino a che punto, una persona può immedesimarsi in un terrorista e sentire ciò che un terrorista prova ? 

Nel 2009 I BLAST THEORY portano alla 53° Biennale di Venezia, per il Padiglione De La Warr , Ulrike and Eamon Compliant (2009), progetto commissionato dalla stessa De La Warr Pavillon e realizzato nel Dipartimento di Media Art dell’ Università di Nottingham. L’opera scaturisce da una riflessione sul libro Killing Rage dell’ex terrorista Eamon Collins,  e sviluppa il tema di un possibile rapporto etico con il terrorismo, che oggi ha spesso una matrice religiosa, ma che nel nord Europa si era espresso nello scorso secolo come legato a movimenti di rivolta politici. Si pensi al  gruppo delle Baader Meinhof in Germania, oppure al  terrorismo irlandese dell’IRA,  gruppo armato che  voleva porre fine al dominio britannico in Irlanda del Nord e riunificare l'Irlanda sotto un unico stato, autonomo e indipendente.  Esiste un modo in cui le persone possono avvicinarsi a quei terroristi, comprenderne o almeno conoscerne il punto di vista e che sia diverso da quello dell'informazione mediatica? 
Gli artisti del Blast Theory pongono queste domande ai visitatori attraverso un meccanismo performativo a cui li invitano a partecipare. Tutto iniziava in una stanza foderata di legno, in cui gli spettatori assistevano a  un'intervista su uno schermo video dopo di che ciascuno prendeva un cellulare che gli veniva offerto e,  inforcando  un paio di occhiali da sole, usciva dalla stanza di legno, camminando per mezz'ora nelle calli di Venezia. Il suo cammino era guidato da una voce che gli parlava al cellulare e gli forniva informazioni e domande alle quali doveva rispondere solo mediante gesti o azioni come togliersi gli occhiali, sedersi, riprendere il cammino, svoltare a destra o sinistra... La voce gli raccontava i diversi omicidi compiuti da Ulrike Menhof e l'uccisione di Ivan Toombs, ufficiale doganale dell'Ulster Defence Regiment, colpito sul posto di lavoro a Warrenpoint da parte di Eamon Collins nel 1981. Questo omicidio era stato narrato dallo stesso Collins nel suo libro , Killing Rage. La camminata dello spettatore si concludeva poi in una nuova stanza uguale alla prima nella quale era iniziata la performance e in cui gli venivano posta alcune domande da un intervistatore, con domande del tipo "Cosa faresti se una persona entrasse a casa tua e massacrasse  i tuoi parenti o amici?": qui, su una parete, era presente uno specchio che si rivelava essere un vetro riflettente  oltre il quale lui stesso poteva vedere la prossima persona che avrebbe iniziato una nuova camminata. 

I riferimenti teorici di questo lavoro, come gli stessi autori esplicitano,  sono nelle teorie di Kwame Antony Appiah,  Experiments in Ethics, (2010), filosofo anglo-ghanese  che si pone, citandolo,  il famoso dilemma del test del carrello, elaborato negli anni 60 dalla filosofa Philippa Foot (in The problem of Abortion and the Doctrine of the Double Effect, in «Oxford Review», 5, 1967), in cui un passante si trova vicino a un carrello in corsa il cui percorso porta verso due binari: da un lato un binario con 5 persone immobilizzate, da un lato un binario con una sola persona anch'essa immobilizzata. Cosa fare? Due possibilità: Non fare nulla e il carrello ucciderà 5 persone, oppure tirare la leva, e il carrello ucciderà una persona sola. Cosa sarebbe eticamente più giusto fare? 

 

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