Nel suo libro Ossessioni Collettive Geert Lovink scriveva nel 2016 che il web2.0 è caratterizzato dal diffondersi del Regime di sicurezza, del controllo, parallelo all’ascesa di quello che lui definiva il capitalismo emotivo (termine ripreso da Cold Intimacies: The Making of Emotional Capitalism, di Eva Illouz, 2007), che agisce tramite l’esposizione pubblica della vita privata: la recita su Fb o negli altri social in cui ciascuno impersona e reinventa sé stesso, ammassando «amici». Partendo dall’idea espressa da Bolter e Grusin nel loro libro Remediation, Lovink individuava nella pratica della ri-mediazione la possibilità di opporsi alle strutture preconfezionate dei social, proponendo nuovi modelli di comunità che ripensano la dimensione dei media stessi e il concetto di condivisione proposto dal regime della finanza e della sicurezza globale.
Un esempio interessante di ri-mediazione che riorienta il medium stesso è un progetto di Anna Scalfi Eghenter, nata a Trento nel 1965, che utilizza performativamente volantini cartacei, contenuti audio, finti soldatini-giocattolo in stampa 3d, fotocopie A4, video pluricanale e una scritta pubblicitaria a led. Durante la 13° Biennale di Berlino (11-14 settembre 2025), in una location particolare era esposto un progetto site specific dell’artista italiana. Si rimanda qui al suo sito, dove si può vedere una ricca documentazione fotografica di questo lavoro esposto alla Biennale e un'intervista all'artista di Elsa Barbieri su Exibart https://www.exibart.com/arte-contemporanea/da-berlino-a-tu-per-tu-con-anna-scalfi-eghenter/ .
Il carcere è il luogo per antonomasia della violenza legale, e l’opera di Anna Scalfi, intitolata Die Komödie! (Commedia!) – è stata concepita come site specific, organizzata negli spazi del Tribunale-carcere come un attacco multimediale al sistema giudiziario politico, che l'artista ha condotto utilizzando come grimaldello diverse forme di comunicazione, dal testo scritto a quello audio e visivo. Il lavoro, intitolato è frutto innanzitutto di una ricerca approfondita dell’artista, e prende spunto dall’arresto, dal processo e dalla condanna avvenuti proprio in questo stabile di Karl Liebknecht, comunista tedesco (Lipsia 1871 - Berlino 1919), deputato socialdemocratico (1912) al Reichstag, spesso in conflitto con la linea ufficiale del partito in favore di interventi diretti e azioni più radicali. Convinto antimilitarista, durante la Prima guerra mondiale ruppe col partito e fondò con Rosa Luxemburg la Spartakusbund e successivamente la Kommunistische Partei Deutschlands (1918). A capo della rivolta di Berlino (1919), fu assassinato nel corso della repressione che seguì. Liebknecht era stato condannato nel 1916 per aver distribuito un volantino di protesta l’1 maggio in cui invocava l’unione internazionale di lavoratori e soldati. Il titolo, come dichiara l'artista nell'intervosta su Exibart , è tratto dalle parole dello stesso Liebknecht, che definiva una commedia il processo nel quale veniva condannato. La Commedia di Anna Scalfi inizia nella portineria a vetri del Tribunale dove centinaia di fogli di velina rossi che recano stampato il testo del 1 maggio del volantino di Liebknecht ( ritrovato dalla Scalfi nel corso delle sue ricerche) svolazzano per aria come lingue di fuoco, sconvolti da un potente quanto semplice ventilatore. Proseguendo l’ingresso nel palazzo si entra in altre tre stanze, in ordine scelto da visitatore: una ci racconta qualcosa della vita dell’uomo politico Liebknecht: una rosa su un piedistallo che ricorda il suo sodalizio con Rosa Luxemburg, il suo ritratto assieme a Rosa Luxemburg, diapositive didattiche della DDR e la sorpresa di un foro circolare nel pavimento nel quale l’artista ha incastonato un video di una ipotetica stanza sottostante e una registrazione di un audio con le parole di Liebknecht.
In una seconda stanza un plotone di omini di plastica assiste muto ad una proiezione di scritte e visualizzazioni di dati. Infine, nella terza stanza, cinque pannelli composti da semplicissimi fogli A4 bianchi su cui campeggiano colorate solo le mappe che identificano i paesi del nuovo potere finanziairo globale fatto di carte di credito, pesticidi, bigpharma, testate nucleari. Nell’installazione esterna, intitolata «Communio pro indiviso» (progetto del 2022), visibile dalla finestra, la scritta COMUNISTA formata da migliaia di pixel, che ripete quella di una insegna luminosa, riflette l’idea di una possibile proprietà comune. Non è infatti una semplice scritta, ma una vera pubblicità, un invito all’acquisto condiviso: i collezionisti possono diventare comunisti, comuni proprietari dell’opera in cambio di una partecipazione al progetto (1 pixel neon a 5.000 euro). Che ruolo ha in questa installazione l’osservatore? Cosa fa ? Nel primo capitolo del suo libro Tecno- socialità, Chiara Canali riprende le parole di Rudolf Arnheim , l’autore del celebre Arte, percezione e realtà, secondo il quale “ le forze che caratterizzano il significato della vicenda diventano attive nello stesso osservatore e producono quel genere di stimolante partecipazione che distingue l’esperienza artistica da una distaccata accettazione di un’informazione.”.


Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.