martedì 17 gennaio 2023

Artisti e postfotografia dei social: CHRISTOPHER BAKER, PENELOPE UMBRICO, DINA KELBERMAN, GABRIEL PERIOT

In questo post si documentano i lavori di alcuni artisti citati nel suo La Furia delle immagini da Joan Fontcuberta, che nelle pagine di questo libro analizza e definisce lo status di post-fotografia delle immagini digitali in internet, nei social network, nella telefonia mobile. Per lo studioso e artista spagnolo “l’inflazione senza precedenti delle immagini” a cui assistiamo oggi è legata ai sistemi di comunicazione, che oggi sono caratterizzati dalla smaterializzazione di esse rispetto alle pellicole delle fotografie e del cinema, con un passaggio, nel contesto generale della globalizzazione economica, da ciò che era duraturo a cio che istantaneo, 

Siamo nell’era di pratiche artistiche che conferiscono nuova vita alle immagini: del remix, del mashup, del riciclo, e di quella che Fontcuberta definisce "adozione dell’immagine" (che, come pratica artistica dagli anni ‘80-‘90 era nota come appropriazione, con artisti come Richard Prince o Sherrie Levine) da parte degli utenti del web, e anche gli artisti stessi, attenti agli usi e alle funzioni delle immagini digitali.  Molto del loro lavoro consiste nel raccogliere e studiare i miliardi di immagini da cui è invasa la rete: l'ossessione dei selfie, l’attitudine alla collezione seriale di istanti di vita, la smaterializzazione e modifica delle foto iconiche, ma anche i paradossi temporali e spaziali delle immagini su Google Maps. Si illustrano qui di seguito i lavori di alcuni artisti che sviluppano una ricerca che dispone le immagini su muri, sia reali che virtuali. 

CHRISTOPHER BAKER
Ingegnere americano, è un docente e artista che si occupa di interconnessioni presenti nel paesaggio urbano e il suo lavoro è documentato sui seguenti due siti:
https://new.christopherbaker.net/
https://christopherbaker.net


Urban Echo (2006 - 2012)
È un progetto di diffusione dinamica di messaggistica micro e macro: i pensieri di tanti abitanti di una città vengono condivisi nelle strade, sui muri dei palazzi e sulle pareti delle abitazioni. Urban Echo è una videoinstallazione urbana partecipata in cui le conversazioni via chat sono videoproiettate in diversi luoghi della città. Le note tecniche sulla realizzazione dei video si possono trovare nel sito dell’artista. 

Hello World!  È un muro lungo circa 10 metri con proiezioni video di 5000 diari individuali registrati su Youtube. Quello che sarebbe definibile come rumore diventa il sound dell’installazione. 

PENELOPE UMBRICO

http://www.penelopeumbrico.net


Un nuovo muro- archivio. Artista americana, nata a Filadelfia nel 1957, Penelope Umbrico seleziona da anni nel web migliaia di immagini, in questo caso tramonti postati su Flicker, li stampa e ne realizza una enorme parete. Sono immagini che testimoniano asserzioni di esistenza, dice l'artista. Nel suo sito, l'artista spiega di avere realizzato per esempio nel 2006, un lavoro in cui sceglieva il soggetto più fotografato in Flicler, il Tramonto. Con le immagini raccolte da Flicker, nel 2006 realizza quindi 541.795 Tramonti su Flickr (Parziale) il 01/23/06 ; un anno dopo realizza 2.303.057, sempre da Flickr (Parziale) 25/09/07. Il termine Parziale tra parentesi nel titolo indica che l'installazione è solo un frammento del numero di tramonti trovati su Flickr in quel preciso momento.  Ma chi le guarda così, riunite in un insieme,  cosa pensa? L'osservatore fa parte del progetto oppure no? Se si vuole vedere un’intervista su Youtube del 2016, cliccare qui. 

ROY ARDEN


The World as Will and Representation - Archive 2007 : dura 1 ora, 36 minuti e 50 secondi in cui scorrono 28.144 immagini fisse tratte dal web, (diaporama, così lo definisce Fontcuberta) e che diventano un video sconcertante che ha lo stesso titolo della celebre opera del filosofo tedesco Shopenhauer, con la colonna sonora di Timmy Thomas, Trip Hop Universe, dall’album Why can’t we live together. 

DINA KELBERMAN
https://dinakelberman.com
Accumulatrice instancabile di dettagli di immagini che raccoglie su Tumblr per assonanza, contrasto e contenuti, realizza lavori seriali. Si veda il suo lavoro sulla serie Simpson OUR FINDING, coloratissimi quadri con immagini tratte dalla serie TV nel web. 

Si legga qui un bell'articolo sull'opera I’m Google, un insieme, un flusso di video e immagini fisse che l'artista ha raccolto in Google Image Search o su Youtube che si susseguono, una a una, in modalità rizomatica . Ogni immagine, la cui condizione di scelta è di non essere volutamente artistica, viene ripetuta e poi collegata ad un altro gruppo  da almeno un elemento: tematica, forma, colore, composizione. Dina Kelberman, come lei stessa ammette,  le costruisce come un flusso di coscienza: scorrono una dopo l'altra alla ricerca di un legame possibile. É lo stesso modo in cui tutti navighiamo tra le immagini e i video di un social?

Questo il concept dell'artista: "I’m Google is an ongoing tumblr blog in which batches of images and videos that I cull from the internet are compiled into a long stream-of-consciousness. The batches move seamlessly from one subject to the next based on similarities in form, composition, color, and theme. [… ] I feel that my experience wandering through Google Image Search and YouTube hunting for obscure information and encountering unexpected results is a very common one. My blog serves as a visual representation of this phenomenon. This ability to endlessly drift from one topic to the next is the inherently fascinating quality that makes the internet so amazing":

 GABRIEL PERIOT, cineasta sperimentale, realizza nel 2005  Dies Irae, un found footage in cui si susseguono  strade,  sentieri, percorsi, che scorrono a velocità impressionante fino ad effettuare una frenata finale sui binari che portano ad Auschwith. Si può leggere qui, un bell'articolo sul lavoro di questo interessante regista francese scritto da Giampiero Raganelli sulla rivista digitale Rapporto Confidenziale. 

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